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Regione Piemonte

Torre e ricetto di San Mauro

Già nel 1029 sorgeva, sopra un masso affiorante, una chiesa con campanile, attorno a cui i monaci benedettini costruirono il centro della propria curtis

Descrizione

Già nel 1029 sorgeva, sopra un masso affiorante, una chiesa con campanile, attorno a cui i monaci benedettini costruirono il centro della propria curtis. Circa 250 anni dopo, vennero rafforzate le strutture di difesa. La struttura subì dunque una metamorfosi: da antico edificio monastico a borgo fortificato; da curtis a castrum. Tra i resti delle fortificazioni, notevoli sono la cinta muraria e la torre.

 

Modalità di accesso

Le visite guidate al Borgo Medievale di San Mauro, a cura della Federazione Italiana Escursionismo, proseguiranno anche tutti i pomeriggi delle domeniche di ottobre.

Prenotazione obbligatoria

 

Indirizzo

Borgata S. Mauro, 4, 10040 Almese TO

Orari

ORARI OTTOBRE: solo Domenica pomeriggio, inizio visite ore 15,00 – 16,00 –  ore 17,00 (ultima visita)

Contatti

Ulteriori informazioni

Il primo documento riguardante il ricetto di San Mauro risale al 1029, anno in cui il Marchese di Torino Olderico Manfredi dona un terzo dei suoi possedimenti valsusini all’Abbazia di S.Giusto in Susa, inclusa la “curtis” di San Mauro. In quel periodo esiste già, molto probabilmente, una chiesa con campanile, costruita su di un affioramento roccioso.

Tra il 1281 e il 1285 la curtis viene trasformata in borgo fortificato, cioè in “castrum”, mentre il campanile diventa la torre che ancor oggi vediamo. E’ la parte meglio conservata del borgo. La chiesa assume le funzioni di magazzino di derrate alimentari, sede di tribunale e archivio dei monaci. Dalla seconda metà del secolo XIII viene a adibita a semplice residenza agricola.

Di fatto si tratta del luogo dove il castellano raccoglie i raccolti delle campagne dovute all’abate come beni in natura o diritti di decimazione, dove si immagazzinano le produzioni dei campi che circondano il “castrum” coltivati sotto gli ordini del prevosto. Diventa inoltre il centro principale della difesa del territorio in cui rifugiarsi in caso di pericolo e difendere anche le derrate alimentari dalle razzie dei nemici.

Dell’antico campanile, oggi la torre alta 26 metri, resta la suddivisione in sette piani, collegati da una scala sino all’ardita sommità panoramica, segnati da archetti pensili in cotto e da marcapiani a dente di sega, mentre la guglia piramidale in laterizio fu sostituita da una parte sopraelevata e merlata (dotata di caditoie),le aperture (monofore in basso e trifore in alto) furono chiuse e ridotte a feritoie. La chiesa, che sorge alla sinistra del campanile, divenne il magazzino per la raccolta dei prodotti agricoli.

L’attuale ponte in muratura sostituisce quello antico del XVII secolo, costruito dove prima esisteva il ponte levatoio, risalente al periodo delle fortificazioni del XIII secolo. Del fossato che circondava tutto il borgo, tranne il lato Ovest, dove era stato costruita una base realizzata con riporto di terra trattenuto da un muro di scarpa, resta visibile solo la parte Nord Ovest.

Della prima cinta muraria che racchiudeva la chiesa e il campanile, si possono ancora ammirare alcuni merli guelfi; la seconda cinta muraria esterna, alla quale sono ora addossate le abitazioni, difendeva anche la parte rustica che fungeva da ricetto.

Col crescere del borgo di Almese lungo il corso del torrente Messa e con la soppressione dell’Abbazia di San Giusto in Susa, nel 1772, l’antico ricetto perderà progressivamente di importanza, degradato a residenza agricola via via frazionata fra più proprietari.

La parte merlata venne acquistata nel 1889 da Battista Truccato, scalpellino. Durante i lavori di restauro rivenne una pergamena nella quale si accennava ad un tesoro nascosto in una galleria proveniente da ponente e che arrivava fin sotto la torre. Convinto della veridicità dello scritto, Truccato scavò nella viva roccia un cunicolo per intercettare questa ipotetica galleria. Scavò per circa 16 metri senza esito dal 1913 al 1918, anno della sua morte. La galleria divenne luogo di rifugio durante le incursioni aeree della seconda guerra mondiale.

La torre e il ricetto sono stati oggetto di un intervento di restauro e ristrutturazione completato alla fine del 2006 e sono diventati uno spazio espositivo e sede di eventi culturali.

L’ultima strega

Nel XIV sec tra l’altro inizia la caccia alle streghe, che secondo credenze popolari organizzano sabba lungo le sponde del torrente Messa. Il castello di San Mauro viene utilizzato come prigione per le colpevoli in attesa di esecuzione. Si hanno notizie di condanne per stregoneria fino al 28 luglio 1620 quando Maria Gotto di Rubiana venne accusata, catturata e interrogata. Successivamente fu rinchiusa nel carcere di S. Mauro e, il 3 agosto, ritrovata morta suicida.

Uso attuale

 

Oggi lo spazio espositivo del ricetto, diretto dall'associzione culturale Cumalè, si propone come una vera Agorà della Valsusa, luogo in cui tutta la comunità si sente rappresentata e partecipe, un catalizzatore di eventi e attività aggregative.

info: Ass. Cumalè, tel. 3289161589

Inoltre, a cura del Comitato Regionale Piemontese della FIE, vengono effettuate visite guidate alla torre l'ultima domenica di ogni mese e , su appuntamento, anche durante altri periodi dell'anno, nonché visite notturne, con l'ausilio di un astrofisico.

info: Ufficio informazione turistica in Piazza della Fiera 1, tel. 3337586214

Torre e ricetto di San Mauro

Ultimo aggiornamento: 15/10/2024, 11:52

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